Io e Francesca eravamo al mercato delle erbe. Era tardi e non c’era quasi nessuno. Guardavamo gli asparagi e i broccoli. Verdi. Belli.
Poi è arrivato lui. Aveva baffi proverbiali e sopracciglia irresistibili. Gli abbiamo ronzato attorno per cinque minuti, occhi curiosi e bocche spalancate. Un po’ maleducate, sicuramente ammirate. L’abbiamo osservato mentre imbustava e pagava, noi vaghe e lui preciso. Abbiamo cercato di assorbire ogni particolare del suo volto segnato, i capelli candidi, i baffi striati.
Se non se ne fosse accorta Francesca, non l’avrei neanche visto.
Siamo scappate continuando a rimuginarci sopra e concordare caratteristiche e peculiarità. Come quando mangi un dolce buonissimo e poi sei tutta un
e la crema? e la base biscotto? e il fiorellino di lillà essiccato?
Sono arrivata a casa cercando di ricomporre il ricordo. L’avevo appena vissuto ma il momento già scivolava. L’ho ricostruito come meglio ho potuto e immaginato. Probabilmente il signore distino non è realmente così: ma per me lo è diventato.
Mentre disegnavo ho provato a pensare a tutti i ricordi delle cose che ho vissuto e che mi sono scappati. Non sto parlando dei ricordi indelebili e fortissimi, ma quelli piccoli, che si modificano subito, che si guastano un po’, e li mantieni in una forma distorta ma anche molto affettuosa.
Forse è per questo che ho bisogno di rileggere i libri, di riguardare i film e di riascoltare mille volte le stesse canzoni.
A volte vorrei rivivere attimi che però non tornano più uguali. Vorrei visitare luoghi già visti e penso a come sarebbe tornarci, e mi dico che sicuramente ci tornerei con una coscienza diversa. A come sarebbe poi il ricordo una volta nuovamente a casa.
Una spiaggia d’agosto ma fredda, battigia lunga e mare grigio. Tante conchiglie e odore umido del salmastro senza sole. Non è l’odore del sud. Non credo che sia l’odore del nord. É l’odore di una terra di mezzo. Non mi veniva voglia di fare il bagno.
Avevo voglia solo di restare seduta e inumidirmi anche io.
Credo che se adesso ci tornassi butterei almeno i piedi nel mare. Proverei a sentire com’è la sabbia scura tra le dita. Non è la sabbia calda e bianca della Sardegna o i sassi scivolosi del lago. Di sicuro camminerei avanti e indietro e cercherei cose preziose. Invece prima non ho avuto coraggio.
Ma adesso ce l’ho: perché quella spiaggia l’ho rivisitata tante volte. L’ho misurata con i miei passi e ho odorato il suo vento. Ho osservato i campi piatti alle sue spalle e ascoltato le macchine lente sulla strada dritta.
Nello stesso identico modo, incontro il signore baffuto tutti i giorni. Al mercato delle erbe. Facciamo la spesa insieme.